Intervista a Marco Poggianella, CEO e cofounder di SOP

lunedì 24 febbraio 2020

“Entro la fine del prossimo decennio saremo su uno di due percorsi:

uno è il percorso della resa, su cui abbiamo camminato dormienti oltre il punto di non ritorno, mettendo a rischio la salute e la sicurezza di tutti su questo pianeta. Vogliamo davvero essere ricordati come la generazione che ha nascosto la testa sotto la sabbia, che ha temporeggiato mentre il pianeta andava a fuoco?

L’altro è il percorso della speranza. Un percorso di determinazione, di soluzioni sostenibili”.

Questo è stato l’appello all'azione contro il global warming lanciato da António Guterres nel discorso inaugurale al COP 25 (Conference of Parties).

Quest’anno, finalmente, protagonista è stata la scienza. “Oggi, per fortuna, soltanto una manciata di fanatici nega l'evidenza", ha detto il premier ad interim spagnolo, Pedro Sanchez: i rapporti dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) redatti da migliaia di scienziati, fanno capire quanto la situazione è pericolosa e quanto sia necessaria un'azione fortissima e una crescita esponenziale dell'azione per ridurre ed azzerare le emissioni nel più breve tempo possibile.

I dati pubblicati di recente dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) mostrano che i livelli dei gas ad effetto serra hanno raggiunto un nuovo record. I livelli medi globali di anidride carbonica hanno raggiunto 407,8 parti per milione nel 2018. L’ultima volta che si è verificata una simile concentrazione di CO2 è stata tra 3 e 5 milioni di anni fa, quando la temperatura era tra 2 e 3 gradi in più di adesso e il livello dei mari era da 10 a 20 metri più alto di oggi.

"Sono (Marco Poggianella, cofounder e chairman di SOP) felice di essere stato invitato a partecipare a questo evento e di aver incontrato politici e ministri di molti paesi al mondo ma soprattutto scienziati e responsabili del WMO, IPCC e FAO.

L'agricoltura è sempre più uno dei temi critici di discussione in questi tipi di eventi e nell'ultimo anno una tendenza importante partita dalla California ma arrivata in tutto il mondo è stata quella di trovare modi per sostituire latte, carne e formaggio con alternative (Impossible Burger e Beyond Meat, tra gli altri). Il motivo principale del grande successo di questi prodotti (dal dubbio valore alimentare, a mio avviso) è stata la narrazione di prodotti “a basso impatto ambientale” rispetto agli allevamenti. C’erano molti vegani attivisti fuori dai cancelli del COP25 con messaggi molto forti: mangiare carne vuol dire uccidere il pianeta. 
Onestamente, ho visto pochissimi agricoltori o rappresentanti di essi. L'assenza di agricoltori mi ha sorpreso, poiché alcuni dei recenti rapporti delle principali ONG e dei team di modellizzazione dei dati che i responsabili delle politiche globali stanno esaminando, chiedono un cambiamento dietetico negli alimenti a base vegetale. Ciò potrebbe avere conseguenze economiche e sociali significative per l'industria zootecnica e per i consumatori. 

Ho discusso diverse volte con alti responsabili politici della FAO e della Commissione europea e hanno ascoltato attentamente le soluzioni che la mia azienda ha a disposizione per gli agricoltori per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici. 

Il direttore Generale della FAO, Qu Dongyu e il suo vice, Zitouni Ould Dada, mi hanno ribadito come l’uso dell’innovazione e della tecnologia siano la chiave verso la transizione ad un’agricoltura sostenibile. Mi permetto di aggiungere che non solo l’agricoltura e l’allevamento devono “fare” e molto, ma anche “sapere raccontare”, ecco perché aderiamo sempre con entusiasmo ad iniziative come quella di Ruminantia.

Ho avuto il piacere e l’onore di passare molto tempo insieme con il former president del WMO, David Grimes con il quale ho incontrato anche il chairman dell’IPCC Dr. Hoesung Lee

Mi sono trovato d’accordo nel sentire dal Dr. Hoesung Lee di come il contributo dell’agricoltura e dell’allevamento siano essenziali per la “mitigation” ovvero per ridurre la produzione di gas effetto serra.

Io ho illustrato come la mia azienda (SOP Save Our Planet), in oltre 20 paesi al mondo sia impegnata nella riduzione di gas serra per esempio enterici (bovini) e da liquami zootecnici (bovini, suini). Ho avuto il piacere di mostrare i nostri risultati tra i quali la possibilità, con i nostri prodotti - come anche recentemente avvalorato dall’Università Cattolica di Piacenza - di ridurre la fertilizzazione chimica senza alcuna perdita sul raccolto (la produzione, il trasporto e lo spargimento di fertilizzante azotato ha un impatto molto alto nella produzione di gas serra).

Ma sia con lui che con David Grimes abbiamo parlato molto di come oltre alla “mitigation” sia essenziale occuparsi anche di “adaptation” ovvero come indurre una maggiore resilienza ai danni che il riscaldamento globale sta provocando. Basti pensare che i cambiamenti climatici sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate interne, incidendo 3 volte di più dei conflitti: sono già oltre 20 milioni i cosiddetti "migranti climatici".

Sono rimasti tutti molto colpiti dalla possibilità che le soluzioni SOP possano permettere una sensibile riduzione del consumo di acqua o, nelle zone non irrigue, di permettere alle colture, come il grano nel Sud Italia, di resistere a siccità importanti come quelle degli scorsi anni o quelli che, purtroppo, si prospettano per gli anni a venire. Questo effetto è determinato da differenti vantaggi dovuti all’impiego dei nostri prodotti, tra i quali un notevole incremento della biomassa radicale altro aspetto che, andando a incrementare la quota di carbonio allocato alle radici, consente di incrementare lo stock di sostanza organica nel suolo e incrementare quindi la qualità dei suoli nel tempo.

Sebbene ci sia molto lavoro da fare, con molti nuovi sforzi necessari per affrontare il crescente stress climatico e la variabilità meteorologica che sono così centrali per la vita di ogni agricoltore, nonché per la stabilità del sistema alimentare globale, rimango fiducioso.

Spero di poter trovare il modo di lavorare insieme attraverso le molte discussioni e gli scontri di punti di vista che sono stati evidenti durante questa settimana a Madrid.

Nonostante l'apparente mancanza di ambizione da parte degli Stati membri, ho potuto vedere che alcuni gruppi dedicati continueranno a lavorare insieme per garantire le risorse idriche e garantire un'adeguata produzione alimentare. Ho intenzione di lavorare con questi gruppi con un rinnovata certezza che possiamo risolvere questi problemi. Penso che sia possibile collaborare con agricoltori, responsabili delle politiche, data scientist, produttori di alimenti, catene di approvvigionamento e, in ultima analisi, con ciascun consumatore su passi concreti verso un migliore adattamento climatico. E all'interno di questa possibilità per una maggiore collaborazione, possiamo prepararci per il futuro, un futuro davvero con molti nuovi rischi e sfide, ma anche un futuro in cui possiamo davvero salvare il nostro pianeta. "



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