Ridurre la fertilizzazione azotata del mais senza penalizzare la produzione
venerdì 12 marzo 2021
venerdì 12 marzo 2021
La gestione convenzionale delle produzioni agricole spesso impoverisce la qualità del suolo e riduce la sua salute. I suoli impoveriti possono inoltre ridurre la capacità dell’ecosistema di fornire i servizi essenziali per la produzione agricola, con un impatto sulla resa e sull’efficienza dell’uso di acqua. La combinazione di aratura intensiva e alti livelli di concimi azotati (N) porta all’aumento della mineralizzazione del carbonio organico del suolo (SOC), un processo che determina il rilascio di CO2 e aggrava il contributo dei suoli agricoli alla concentrazione di gas serra (GHG) nell’atmosfera [1]. Trovare soluzioni che funzionino nell’ambito del bilancio dell’azienda agricola, per mantenere i livelli di produzione agricole mitigando allo stesso tempo gli impatti climatici e ambientali, è un passo fondamentale verso un mondo più sostenibile.
Lo studio (https://doi.org/10.3390/agronomy11030407) nasce per valutare la possibilità di ridurre la concimazione chimica azotata nella coltivazione di mais (Zea mays L.). Il test è stato effettuato al centro di ricerca CERZOO, a Piacenza, in pieno campo su suolo agricolo esistente, in appezzamenti di 200 m², randomizzati per minimizzare qualsiasi differenza di suolo per i risultati finali. Sono stati testati tre livelli di fertilizzazione: 230 kg (100%), 160 kg (-30%) e 0 kg di azoto chimico sono stati applicati sui diversi appezzamenti, dopo aver effettuato su tutti una concimazione con 50 kg di azoto efficiente da liquame bovino, con SOP COCUS MAIZE+ e senza (Standard). Le radici sono state misurate all’antesi e le emissioni di N2O sono state misurate per un intero di ciclo di coltivazione di un anno (aprile 2019 - aprile 2020).
È stata condotta un’analisi di confronto sulle radici, la produzione agricola e le emissioni di N2O tra gli appezzamenti a coltivazione Standard con fertilizzazione chimica azotata al 100% e appezzamenti con il trattamento con SOP COCUS MAIZE+ e -30% di azoto chimico. I risultati hanno dimostrato, nelle piante trattate con SOP, un aumento significativo dei peli radicali molto fini e nella lunghezza delle radici fini, che migliorano entrambi l’efficienza di assorbimento d’acqua e il ciclo di nutrienti. La produzione è rimasta uguale per entrambi gli appezzamenti, Standard e SOP (circa 14 tonnellate di granella per ettaro), mentre le emissioni di N2O sono ridotte del -23% per unità di produzione negli appezzamenti trattati SOP.
La possibilità di ridurre la fertilizzazione di azoto chimico mantenendo la stessa produzione agricola è un passo avanti verso la sostenibilità ambientale, la salute umana e in generale per la sicurezza alimentare che è sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Il legame cruciale tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e la produzione agricola è basato sull’uso efficiente di azoto in sistemi di produzione di cereali [2]. La Commissione Europea ha riconosciuto questi legami come cruciali, e ha fissato degli obiettivi ambiziosi per ridurre l’uso di fertilizzazione chimica del -20% in campo dal 2030 [3]. Il motivo primario per queste linee guida sono gli impatti significativi sull’ambiente e salute umana derivanti dall’uso inefficiente di fertilizzazione chimica azotata nella produzione agricola[4]. L’aspetto più rilevante è che un uso eccessivo di fertilizzazione chimica azotata non porta necessariamente ad una maggiore produzione, ma può invece portare ad una grande dispersione di azoto nelle acque di superficie e sotterranee, causando impatti negativi sulla qualità dell’acqua, e un aumento di emissioni di gas serra atmosferici attraverso il ciclo dell’N2O [5]. I prodotti SOP dimostrano la capacità di migliorare l’impatto ambientale delle operazioni agricole e di ridurre i rischi collegati al cambiamento climatico per la produzione di colture di base. Creando una base commerciale e scientifica per il mantenimento dei livelli di produzione delle attuali colture con un ridotto bisogno di fertilizzazione chimica, i prodotti SOP supportano il quadro degli SDGs dell’ONU per un mondo più sostenibile e possono essere riconosciuti dai produttori nelle loro filiere per l’SDG 6 (Qualità dell’acqua), SDG 11 (Città sostenibili), SDG 12 (Produzione responsabile), SDG 13 (Azione sul clima) e SDG 15 (Vita sulla terra). L’applicazione SOP COCUS MAIZE+ è stata certificata secondo gli standard ISO che garantisce il riconoscimento dell’allineamento con gli SDGs dell’ONU con l’uso di questa applicazione SOP in un ambito commerciale.
Il Prof. Vincenzo Tabaglio e il Dr. Andrea Fiorini lavorano nel Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili (DI.PRO.VE.S.) all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza. Il loro lavoro è mirato allo studio di nuove pratiche e tecnologie innovative per la produzione agricola di mangimi e di alimenti, con uno sguardo sulla sostenibilità nell’industria alimentare. Il Dr. Marcello E. Chiodini, PhD, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e collaboratore SOP e Lorenzo Poggianella dall’Università della California, Davis, hanno assistito nella progettazione della prova sulle colture e nell’analisi dei dati.
SOP COCUS MAIZE+ è un concia per i semi basata su materiali naturali ed è prodotto da SOP - Save Our Planet. Il processo tecnologico SOP realizza soluzioni che, applicate alle colture, interagiscono con la popolazione microbica presente nel suolo e con la rizosfera al fine di migliorare l’interazione tra pianta e microrganismi. L’obiettivo della linea SOP COCUS è di migliorare l’efficienza nell’uso di acqua, la disponibilità di nutrienti e la loro assimilazione nella produzione di mais, al fine di migliorare la resilienza della pianta e la redditività degli agricoltori. Questa applicazione è commercializzata dal 2005 ed è usata dagli agricoltori in diversi paesi europei.