Stress da caldo bovini - Quanto vale in soldi in Italia?

Se consideriamo la riduzione di produzione per vacca e la riduzione in qualità di quel latte, dovuti allo stress da caldo e pubblicati in una ricerca sul Journal of Dairy Science*, e moltiplichiamo questo valore per il numero di vacche in Italia, possiamo stimare che più di


€210.000.000


vengono persi ogni anno in Italia a causa dello stress da caldo!


* "The effects of heat stress in Italian Holstein dairy cattle" (Bernabucci, Biffani, Buggiotti, Vitali, Lacetera, Nardone) Journal of Dairy Science, 2014.

Il benessere animale

L'obiettivo di ogni allevatore è avere un animale che sta bene.

Infatti lo stato di benessere di un animale è fortemente legato non solo al suo stato di salute, ma anche alla sua capacità di esplicare al meglio le proprie potenzialità produttive e riproduttive.

Lo stress da caldo

Lo stress da caldo è la sindrome di adattamento dell’animale ad una situazione caratterizzata da elevato calore.

I fattori ambientali di tipo esterno che determinano tale situazione sono principalmente 3: temperatura, umidità e velocità dell'aria.


La temperatura

Si è spesso portati, quando si parla di temperatura, a considerare solo il fattore esterno.

In tal modo si trascura però una fonte di calore determinante, ovvero il calore prodotto dall'animale con la fermentazione ruminale.

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Temperatura, umidità e produzione

Dalla tabella riportata a fianco, è possibile vedere, in termini concreti, come con l’aumentare della temperatura la riduzione della quantità di latte prodotta è significativa già al 70% di umidità, ma diventa sempre più grande man mano che l'umidità sale all'80, 90%.

L’umidità ha un effetto sull'ingestione spesso superiore alla temperatura: tale effetto, già evidenziabile in caso di ingestioni basse, naturalmente è sempre più visibile con ingestioni maggiori. Sono quindi proprio gli animali più produttivi, purtroppo, quelli maggiormente condizionati da temperatura e umidità.

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Sintomi dello stress da caldo

La vacca ha delle ghiandole sudoripare meno efficienti dell'uomo, quindi disperde male il sudore.

Con la sudorazione, l’animale tenta di aumentare le perdite per evaporazione, poi, l’atto respiratorio accelerato tenta di espirare più anidride carbonica e la riduce nel sangue e come conseguenza l’animale va in acidosi: un'acidosi necessaria all’animale stesso per disperdere il calore.

La frequenza respiratoria si misura facilmente utilizzando un orologio: quando supera gli 80 atti respiratori al minuto la situazione è già drammatica.

La temperatura corporea è sotto i 39°C, all'aumentare della temperatura esterna vediamo un calo d’ingestione, un calo nella produzione e della qualità del latte ed a volte un aumento della temperatura corporea.

Riassumendo i sintomi riscontrabili: aumento della sudorazione => aumento degli atti respiratori => calo dell'ingestione =>  riduzione di una serie di ormoni e, di conseguenza, dell’attività metabolica.

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Ingestione

Le conseguenze principali del caldo sono sull'ingestione.

Sappiamo per esperienza che la vacca da latte ha un calo di ingestione nei mesi estivi. La vacca in asciutta, invece, ha un calo meno graduale, con una pendenza maggiore.

Questo fattore assume un valore molto importante se si considera che la vacca in asciutta mangia molto meno, quindi il suo calo di ingestione è molto più determinante sul suo stato di benessere!

Asciutta

La percentuale dei parti che hanno iniziato un’infezione in asciutta è fra il 10% e 15%, qualunque sia la regione, qualunque sia l'alimentazione.

Quindi bisogna fare molta attenzione ai parti estivi, ma ancora di più agli animali che affrontano l’asciutta d’estate e che poi partoriscono da fine agosto a tutto settembre. Questi animali mangiano meno, assimilano meno sostanze nutritive e meno sostanze che possono aiutare il sistema immunitario.

L’asciutta d’estate è un argomento che negli ultimi anni sta prendendo importanza: gli animali mangiano meno, partoriscono vitelli meno robusti, producono una qualità del colostro peggiore, hanno più incidenza di patologie al parto e partoriscono con meno quantità di latte, e, naturalmente, le partenze sono peggiori.


Il grosso delle infezioni non avviene dopo il parto, non avviene neanche durante tutta l’asciutta, ma nei primi 10-15 giorni alla messa in asciutta.

Anche perché durante il dry-off, quando viene asciugato, l'animale già ha lo stress della separazione e isolamento e la riduzione della razione, quindi nel latte viene concentrata la massima quantità possibile di elementi del sistema immunitario per interrompere la produzione.

Pur somministrando quantità e varie tipologie di nutrienti, il sistema immunitario non ha riacquistato efficienza quindi ci possono essere tutta una serie di problematiche che vanno da ritenzione di placenta, a metriti, a mastiti cliniche e sub cliniche, a zoppie. 


SCC e mastiti

Il caldo impatta, naturalmente, anche sull'incidenza di mastiti e cellule somatiche, che a volte sono una conseguenza, ma a volte no della mastite: ci sono, infatti, dei rialzi di cellule non dovuti a un'infezione batterica in atto ma a fattori di stress che possono essere di varie tipologie a cui l'animale reagisce producendo cellule somatiche.

Nel grafico riportato, che riguarda una ricerca basata su dati relativi ad un periodo di 4 anni,  è rappresentata la percentuale di capi con cellule superiore a 200.000 per mese di controllo; si nota subito che nei mesi da luglio a ottobre la percentuale di animali con più di 200.000 cellule non scende mai sotto il 35%!

Le cellule somatiche, quindi, non sono un problema risolto.

Fertilità

Quando la THI (Temperature Humidity Index) supera il 72 si osserva un notevole calo della fertilità: addirittura da un THI di 68 a uno di 78 il tasso di concepimento arriva quasi a dimezzarsi, scendendo dal 66% al 35%!

Inoltre, il primo calore dopo il parto ritarda, perché la vacca va in bilancio energetico negativo perché mangia meno, ha una durata minore e sintomi più blandi dell’estro.

I calori durano molto meno rispetto a 15 anni fa e si sono accorciati dappertutto, non solo in Italia: durante l'estate diventano ancora più corti, con tutte le conseguenze che ne derivano, a partire dalla maggiore difficoltà nel vedere quando la vacca va in calore, nonostante tutto il proliferare di strumenti per poterli rilevare.

La mortalità embrionale precoce è molto frequente e c’è la compromissione del corpo luteo. C’è poi un minor sviluppo del feto, un ridotto flusso di sangue alla placenta e minore disponibilità di nutrienti al feto: se poi la vacca in asciutta mangia ancora meno di quello che dovrebbe, ci sono meno sostanze nutritive e il feto si sviluppa ancora meno.


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